12/05/2009
I lavoratori autonomi possono essere equiparati ai dipendenti per gli infortuni subiti sul posto di lavoro.
Il direttore delegato alla sicurezza di una impresa viene condannato dalla Corte di Appello di Milano per omicidio colposo dopo la morte di un lavoratore autonomo che alle volte si fermava in azienda, dopo l'orario di lavoro.
In Cassazione, i Giudici, respingendo il ricorso, hanno avuto modo di affermare:
1. la richiesta di una causa di esenzione da colpa, che si richiami alla condotta imprudente del lavoratore, non rileva allorché chi la invoca versa colpa per non avere negligentemente impedito l'evento lesivo, che è conseguito, nella specie, nell'avere la vittima operato senza essere specificamente informato delle condizioni di pericolo esistenti nella zona circostante e senza essere stato prefetto dalle opere provvisionali idonee ad evitate cadute;
2. poiché la vittima, oltre al lavoro di meccanico, per il quale era obbligato per effetto del contratto di appalto, svolgeva in azienda qualsiasi altro lavoro gli venisse richiesto, per arrotondare le sue entrate, è equiparato, in questo caso, ad un qualunque lavoratore dell’azienda;
3. la normativa antinfortunistica mira a salvaguardare l’incolumità del lavoratore non solo dai rischi derivanti da incidenti o fatalità, ma anche da quelli che possono scaturire dalla sue stesse disattenzioni, imprudenze o disubbidienze alle istruzioni o prassi raccomandale, purché connesse allo svolgimento dell’attività lavorativa.
