16/05/2008
Il dolo dell'avvocato nella prestazione professionale.
Un avvocato viene incaricato di promuovere un’azione di risarcimento conseguente al decesso di una persona per incidente stradale da parte degli aventi diritto.
Il legale teneva informato i clienti sull’andamento di una causa inesistente in quanto mai avviata, facendo così perdere definitivamente agli assistiti il ristoro spettante per l’evento accaduto per avvenuta prescrizione.
Avendo quindi procurato un danno agli stessi Clienti, chiedeva alla Compagnia di assicurazioni con cui si era assicurato, di tenerlo indenne dalla relativa richiesta di risarcimento, la quale però respingeva la proposta in quanto ravvedeva, nel comportamento del professionista, un comportamento doloso.
Il legale sosteneva però che il dolo ex articolo 1917 c.c., consiste nella coscienza e volontà dell’assicurato di cagionare l’evento con il relativo effetto dannoso, cosa che non si poteva ravvedere nel suo comportamento, in quanto non idoneo a dimostrare la coscienza e volontà di perpetrare l’inadempimento, ma solo l’intento di nasconderlo.
Non è stata dello stesso parere la Suprema corte nella sentenza allegata, condividendo il ragionamento dei giudici del merito secondo cui, ai fini della configurabilità del dolo nell’illecito contrattuale, è sufficiente la consapevolezza di dovere una determinata prestazione ed omettere di darvi esecuzione, negando quindi il diritto dell’assicurato di potere usufruire della copertura assicurativa.
